Secondo quanto suggerisce una ricerca pubblicata sulla rivista Nature e condotta sui pesci da Dario Valenzano dell’Istituto Max Planck per la Biologia e l’Invecchiamento a Colonia, in Germania, il trapianto di flora intestinale potrebbe rappresentare una possibile terapia anti-aging. In pratica lo scienziato ha osservato che trapiantando la flora intestinale di un pesce giovane nella pancia di un pesce vecchio, questo riesce a vivere più a lungo.
Si tratta di una scoperta unica che, se confermata anche su altri animali, potrebbe davvero essere foriera di nuove applicazioni cliniche per l’invecchiamento e le malattie correlate. Finora si era visto che trasfusioni di sangue di topi giovani ”ringiovaniscono” i topi anziani. Ma è la prima volta che si tenta la strada del trapianto di flora intestinale.
Valenzano ha studiato un pesce ‘Killi’ che vive solo pochi mesi, (Nothobranchius furzeri) partendo dall’osservazione che si può stabilire l’età di un pesce Killi semplicemente analizzando la varietà della sua flora intestinale. I pesci ‘anziani’ hanno un microbiota ben distinguibile da quello di pesci giovani (come avviene anche per gli esseri umani). A partire da questa osservazione lo scienziato ha pensato di trapiantare i batteri intestinali di pesci giovani nella pancia di pesci ‘anziani’ dopo averne ‘sterilizzato’ l’intestino con antibiotici per eliminare la loro flora originaria.
Ebbene, si è così evidenziato che non solo i pesci anziani che hanno ricevuto il microbiota dai giovani vivono in media il 37% in più dei loro coetanei che non hanno ricevuto il trapianto, ma tali pesci appaiono ”ringiovaniti” nel senso che manifestano comportamenti ”da giovani”, per esempio nuotano di più nelle vasche. Si tratta di studi preliminari e bisognerà in primo luogo capire il meccanismo dietro gli effetti anti-aging del trapianto di flora intestinale.